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Diritti, Voci / Barbara Lucini /

Nuove regole per la comunicazione online

La nuova versione della Mappa dell’Intolleranza pubblicata nel 2019 e riferita ai tweet di odio, intolleranza e discriminazione verso sei categorie sociali quali ebrei, diversamente abili, donne, islamici, migranti, omosessuali, mostra un social network come Twitter in Italia polarizzato in parte verso certe narrative di odio e certe dinamiche discorsive, finalizzate alla promozione e diffusione di pregiudizi e discriminazione.

La Mappa è particolarmente interessante, in quanto dipinge una fondamentale immagine delle modalità comunicative online e di quanto esse siano riflesso della più generale situazione sociale e politica del Paese.

L’analisi della Mappa pone in evidenza picchi di tweet d’odio nei confronti di migranti e stranieri, donne e islamici. In particolar modo le categorie migranti e islamici hanno manifestato un aumento importante nel numero dei tweet e quindi da una prospettiva quantitativa, ma che si correla anche ai sentimenti e ai vissuti soggettivi, legati alla percezione di certe dinamiche sociali.

Si notino in particolare, la distribuzione e la concentrazione geografica di certe narrative estremiste come rappresentanti di rapporti sociali e percezioni individuali, che hanno luogo nella vita reale, in uno specifico spazio territoriale.

A questo proposito non stupisce, che la prevalenza di tweet discriminatori e intolleranti provengano, in modo quasi omogeneo per tutte le categorie, dalle grandi città, che presentano anche storie pregresse di tensioni sociali verso le medesime categorie sociali avversate online.

Un elemento importante da considerare è l’abbassamento dei numeri di tweet contro le donne, permanendo comunque un alto numero di messaggi di odio e discriminazione aventi ad oggetto questa categoria: segno ancora di come questo atteggiamento sia profondamente radicato in un ambito culturale nazionale, che regola, orienta e determina i rapporti fra uomini e donne.

Ciò che più invece colpisce dei dati raccolti sono i segnali che provengono dall’andamento, dalle tendenze e dai livelli di aggressività dei messaggi di odio e intolleranza associati alle singole categorie. Essi infatti sono spie e segnali essenziali di un processo comunicativo, che nell’ambito delle teorie comunicative non è nuovo, ma si avvale di strumenti e contesti mediali – come quello online – differenti.

Assistiamo quindi a una già nota dinamica comunicativa, che si fonda sulla direzionalità dei messaggi, secondo il modello many to many, promuovendo quindi un’amplificazione del messaggio e il raggiungimento di un’audience sempre più ampia, quindi con profili socio – demografici, politici e culturali anche molto diversi fra loro.

Questo meccanismo è tipico dei social network, i quali nel corso degli anni hanno saputo diventare sempre più strumenti di comunicazione e partecipazione trasversali, andando a coinvolgere sempre più persone, polarizzando quindi le narrative, ma allargando il bacino di influenza, interessando aree urbane ben specifiche e con caratteristiche socio–politiche ed economiche precise: anche la storia pregressa deve essere considerata quale fattore di attivatore di determinate dinamiche comunicative online.

Un altro elemento interessante, riguarda la legittimazione che si può trovare via social, dove fattori come la riprovazione sociale e l’aperta condanna giocano un ruolo di prevenzione meno sentito che non nella vita reale e nella comunicazione faccia a faccia.

Questa amplificazione risulta essere un processo a doppio senso: da un lato abbiamo infatti la disseminazione di messaggi sempre più polarizzati verso certe categorie sociali, in relazione anche ad eventi nazionali e internazionali e all’impatto mediatico – culturale che essi hanno sulle persone; dall’altro lato la deregolamentazione sia reale sia percepita di una rete, che sembra sempre più vulnerabile nel dover gestire certi aspetti relazionali legati ai processi comunicativi virtuali.

È proprio in questo ambito, che si sviluppano le prospettive di evoluzione della comunicazione online, via social network, e che una nuova riflessione circa le possibili regole della comunicazione diventa necessaria, per giungere alla gestione e anche prevenzione della polarizzazione delle narrative online.

Questo progetto e i suoi risultati mettono in evidenza, che l’assunto teorico promosso da John Langshaw Austin ormai quasi sessanta anni fa – comunicare è agire – è ancora valido così come l’idea che la comunicazione sia un processo simbolico fondato su costruzioni condivise della realtà e su rappresentazioni sociali partecipate.

Questi due linee guida teoriche promuovono aspetti importanti ed essenziali per la prevenzione di disseminazione di messaggi di odio e intolleranti via social network, mettendo in evidenza la necessità di azioni congiunte di policy e di advocacy, orientate e sviluppate sulla base di una agenda pubblica condivisa.

Questo quadro diventa quindi momento e occasione di un pensiero diverso, circa le pratiche e le strategie di governance, che dovrebbero presiedere gli aspetti comunicativi online.

Scritto da: Barbara Lucini

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