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Diritti / Redazione /

Tutti dobbiamo rispondere alla violenza contro le donne: è un dovere civile e un imperativo etico

I dati sono drammatici e indicano un fenomeno che non accenna a diminuire: in Italia, il 31% delle donne ha subito nel corso della sua vita violenza e il 90% non l’ha denunciata. Anche nel mondo, la violenza contro le donne è una vera e propria emergenza, se si pensa che più di 100 Paesi non si sono ancora dotati di una legislazione specifica contro la violenza domestica, come spiega Ilaria Li Vigni, penalista e presidente del Comitato Pari Opportunità presso l’Ordine degli Avvocati di Milano. Quali le cause? In primo piano, ancora una volta la disparità di genere e la discriminazione che vede le donne troppo spesso considerate cittadine di serie B. Ma contro quella che è molto più di un’emergenza sociale, è tempo di dire basta e di mobilitare tutte le risorse disponibili per prevenire e sminare cause e virus che generano la violenza.

 

Nel mondo «occorrono cambiamenti culturali per smettere di guardare alle donne come ‘cittadine di seconda classe’, dobbiamo creare una cultura di rispetto». Con questo obiettivo Michelle Bachelet, Vice Segretario Generale e Direttore Esecutivo di UN Women, ha istituito l’iniziativa della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che viene celebrata in tutto il mondo il 25 novembre.

Il 25 novembre di ogni anno si celebra questa Giornata, istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1999, per porre l’attenzione su un fenomeno purtroppo ancora molto diffuso e per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Tra le ragioni che hanno portato all’istituzione della giornata, a livello internazionale, ci sono alcuni numeri che parlano da soli. Più di cento Paesi sono ancora privi di una legislazione specifica contro la violenza domestica e più del 35 % delle donne nel mondo sono state vittime nel corso della loro vita di violenza fisica o sessuale da parte di uomini.

Michelle Bachelet ha riconosciuto che, negli ultimi anni, i progressi nelle politiche nazionali volte a ridurre la violenza sulle donne sono stati significativi, ma molto rimane ancora da fare.

La violenza, in troppi casi ancora, influisce negativamente sui risultati scolastici delle donne, sulle loro capacità di successo lavorativo e sulla loro vita pubblica, allontanando progressivamente le società dal conseguimento dell’obiettivo dell’uguaglianza di genere.

La matrice della violenza contro le donne può essere rintracciata ancor oggi nella disuguaglianza dei rapporti tra donne e uomini.

E la stessa Dichiarazione adottata dall’Assemblea Generale Onu parla di violenza contro le donne come di “uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”.

I casi di cronaca si susseguono drammatici, anche in Italia, anche nelle ultime settimane. Purtroppo, però, l’eliminazione di tale forma di violenza sembra essere ancora lontana. Ancora oggi sono tantissime le donne vittime di violenze fisiche, sessuali e psicologiche e, come purtroppo noto, nella maggior parte dei casi gli abusi vengono vissuti all’interno delle mura di casa e i carnefici sono fidanzati, mariti, ex partner, parenti o conoscenti.

Secondo i dati Istat più recenti, riferiti al 2015, la violenza sulle donne in Italia è un fenomeno ancora ampio e diffuso.

In un video dal titolo “100% contro la violenza sulle donne”, prodotto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, si leggono dati a dir poco allarmanti: il 31% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenze fisiche o sessuali e più del 90% non ha denunciato le violenze subite. Ancor più inquietante il dato sugli stupri, nel 70% dei casi effettuati dagli ex partner delle vittime o da quelli attuali.

La violenza, comunque, non è solo fisica.

Spesso, infatti, gli abusi sono di tipo psicologico e possono arrivare al c.d. stalking. Circa 3 milioni e mezzo di donne, nel mondo, hanno subito stalking da parte di sconosciuti o di ex partner.

Tali dati devono indurci a non abbassare mai il livello di guardia su tale drammatico tema, causato da mancanza di civiltà, e trasversale, in quanto commesso da persone di ogni estrazione sociale.

Ma soprattutto, ciascuno di noi deve svolgere assistenza civica alle persone che si intuiscono più vulnerabili e sole.

Solitudine e disagio, infatti, espongono le donne a subire un tipo di violenza fisica e psicologica, dalle forme apparentemente più lievi dei drammatici casi di femminicidio.

Dobbiamo tenere gli occhi aperti su questo fenomeno, intervenendo attivamente per quanto possibile e segnalando casi di sospetta violenza alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura.

Ne va del futuro delle nuove generazioni, del benessere delle donne e degli uomini e dell’equilibrio della nostra società.

Scritto da: Redazione

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